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CHI SONO

Sono nato a Venezia, e qui ancora vivo. Così hanno fatto prima di me i miei antenati, come documentato fin dal 1500.

Sin da bambino ho amato profondamente la mia città, dove la vita era molto diversa da quella di qualsiasi altro luogo al mondo, e sin da piccolo ho amato anche la sua storia ultra-millenaria. Un amore che avevo già nel mio cuore, ma anche un amore che veniva insegnato a partire dalle scuole elementari, assieme al rispetto dovuto ad una città così bella e unica.

A tal proposito, con piacere e affetto ricordo la mia maestra dell’epoca, Giuseppina Serraglia, di cui conservo ancora le ricerche storiche che ci faceva fare sulla storia di Venezia.

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COME È NATA L’IDEA

Come succede a volte nella vita, è nato tutto per caso.

La lettura di un romanzo noioso.

La simpatica provocazione di un’amica: “Prova a scrivere tu qualcosa di meglio, se ne sei capace!”

La stesura di un breve racconto che le invio per e-mail.

La sua sorpresa e l’apprezzamento per questo mio racconto, a cui fa seguito il suo pressante incoraggiamento a scrivere un romanzo intero.

Io la butto sul ridere, sino a quando riesce a pizzicare le corde giuste: “Potrai raccontare al mondo come la gente comune ha vissuto a Venezia per secoli e secoli fino a solo pochi decenni fa, quando tutto è cambiato. Potrai dare forse un’ultima testimonianza di un mondo ormai perduto, e che difficilmente potrà ritornare.”

Anche se la speranza è sempre l’ultima a morire.

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LA RICERCA

Cominciai perciò a cercare, quindi trovare, poi catalogare, infine leggere decine e decine di libri antichi e documenti storici della Repubblica di Venezia. Un po’ alla cieca, senza una meta precisa, alla ricerca di non sapevo ancora bene cosa.

L’unica cosa che avevo già chiara nella mia mente, era che non volevo scrivere un romanzo moderno sulla Venezia antica, ma volevo ambientare ogni cosa, ogni particolare, all’epoca in cui si sarebbe svolta la storia del romanzo.

Dopo lunghi mesi di fatiche e frustrazioni, trovai finalmente l’avvenimento storico a cui allacciare il romanzo.

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E ADESSO?

La ricerca dei testi antichi era stata complicata e stancante, ma la loro lettura e comprensione si è rivelata ancora peggio.

Questi testi storici sono scritti in veneziano e/o italiano antico, alcuni in latino, e a volte le tre lingue si intersecano nello stesso documento. La difficoltà maggiore non è stata tanto capire il significato delle singole parole, ma dare un senso alle frasi, che a volte risultavano non chiare o addirittura incomprensibili per una persona del giorno d’oggi.

Se sino a qui il lavoro era stato lungo e molto faticoso, una volta trovato l’evento storico che mi ha ispirato, la trama del romanzo è invece emersa nella mia mente in maniera rapida e chiara, per lo meno nei suoi punti fondamentali.

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I PARTICOLARI

L’evento storico era stato trovato, i punti fondamentali della trama anche, ora bisognava capire come sviluppare il racconto in tutti i suoi dettagli, a partire dai personaggi principali.

L’idea mi venne grazie ad una ricerca condotta da mio padre Gianfranco.

Con un lavoro certosino durato più di 10 anni, mio padre è riuscito a risalire ai nostri antenati, tracciando il nostro albero genealogico completo a partire dal 1500.

Infatti, solo in seguito al Concilio di Trento, con decreto-legge Decretum de Reformatione Matrimonii emanato l’11 novembre 1563, venne ordinato alle parrocchie di registrare nascite, matrimoni e morti degli abitanti di ogni singola contrada di Venezia.

Questo ha permesso di raccogliere in appositi registri i dati della gente comune.

ORIGINE DEI COGNOMI

A me piace definire il cognome come una sorta di attributo al nome proprio delle persone, atto a distinguerle ed identificarle con maggior precisione.

I cognomi non solo venivano attribuiti per identificare una famiglia, ma anche un ceppo della stessa, ad esempio per distinguerlo da altri famigliari residenti nella stessa piccola contrada.

Ed è per questo che a volte si aggiungeva al cognome di famiglia anche un ulteriore attributo identificativo.

Un esempio? Il mio antenato più antico di cui abbia documentazione: Zuane, detto Buranello.

CHI ERANO I MIEI PIÙ ANTICHI ANTENATI?

Erano Veneziani, erano pescatori, successivamente anche “servidóri” presso delle famiglie nobili, poi ancora pescatori, e anche ufficiali di barca.

Abitavano in contrada di San Nicolò dei Mendicoli, poi in contrada dell’Anzolo Raffael, per spostarsi in contrada di San Geremia durante il 1700.

Alcuni di loro avevano avuto persino una casa di proprietà, cosa per nulla scontata all’epoca, per gente del popolo.

Attraverso i documenti storici sono riuscito anche ad individuare il punto preciso in cui sorgevano le case di alcuni di loro.

E proprio nell’esatto luogo dove un tempo sorgeva la casa di proprietà di uno dei miei antenati, ho deciso di posizionare l’abitazione del protagonista maschile del mio romanzo, anche se oggi quella casa non esiste più e al suo posto ci sono abitazioni costruite durante il 1900.

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I PERSONAGGI DEL ROMANZO

Per molti anni, ogni qualvolta mi capitava di guardare i documenti che mio padre aveva raccolto durante la sua ricerca decennale, leggendo quelle poche righe in cui erano riportati i loro nomi, la data di nascita, matrimonio, morte, non potevo fare a meno di chiedermi come quei miei antenati avevano vissuto le loro vite. Cosa mangiavano? Come si vestivano? Com’era il posto dove abitavano, quali oggetti usavano abitualmente nella loro vita quotidiana, dove andavano ad acquistare il cibo e che rimedi usavano per le loro malattie, quali erano le regole sociali che dovevano rispettare e com’era strutturata la società in cui vivevano?

Non potrò mai avere le risposte a tutte queste domande, ma grazie alle ricerche che ho condotto, ho dato una risposta a molte di esse. Comunque sia, se oggi io esisto, è perché loro sono esistiti prima di me, e in un modo o nell’altro, sono riusciti a sopravvivere a pestilenze, guerre, e invasioni straniere.  Mi è sembrato quindi doveroso, oltre che affascinante, riportarli fantasiosamente in vita utilizzando per i personaggi del mio romanzo i nomi di alcuni di loro.

Cattarina, Antonio, Angela, Maria, Giulia, Lauretta… sono tutti nomi di mie antenate e antenati.

Non solo, sia per la protagonista femminile che per quello maschile, ho utilizzato i cognomi di due mie antenate, come potrete leggere anche dai documenti nella sezione Documenti Antichi di questo sito web.

Ho deciso quindi di scrivere il mio romanzo raccontandolo dal punto di vista della gente semplice, umile, come erano i miei antenati, trasmettendo tutte quelle gioie e preoccupazioni che ogni persona vive quotidianamente. Persone che i libri di storia non citano e non ricordano, ma che in definitiva rappresentano la stragrande maggioranza di un popolo, la stragrande maggioranza di ognuno di noi.

Ho voluto raccontare la storia personale di gente comune, inserita nell’ambiente e nell’epoca in cui viveva, il tutto a sua volta inserito nell’imprevedibilità della vita stessa e del mondo, che va oltre la nostra volontà e comprensione.

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CONSIDERAZIONI FINALI

Come è logico che sia, in un determinato luogo sopravvivono abitudini risalenti al suo passato. Regole, consuetudini, usanze, feste, sono cose che vengono tramandate abitualmente. Ma scavando più in profondità, ho trovato molti esempi che mi hanno confermato che vivere in un luogo, in una data società, influenza anche il modo di pensare e interpretare la vita di chi in quel luogo ci vive.

E questa influenza dura per generazioni, oltrepassando il confine del tempo ma anche quello della memoria degli uomini stessi, per conservarsi inconsapevolmente in loro come una sorta di DNA. In poche parole, forse più semplici, potrei dire che Veneziani si nasceva, ma anche si diventava, vivendo in un paese dove, bene o male, c’erano regole e valori rispettati e condivisi dalla maggior parte della popolazione.

Vorrei esporre un’ultima considerazione: se la Repubblica di Venezia è sopravvissuta per ben oltre 1.000 anni, è perché la maggior parte del suo popolo la amava, senza distinzione di ceto sociale, come si ama la propria casa.

​

Un luogo senza la sua popolazione è come un corpo senza vita.

Un paese senza un popolo che lo ama è destinato a scomparire.

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