Roberto Trevisan



Capitàn Carena
Una sbirciatina nel romanzo...

PREFAZIONE: Sali a Bordo
Ti stai chiedendo chi sono? Ti stai ponendo la domanda sbagliata. Che senso ha chiedere a qualcuno chi è! Ognuno di noi è solamente ciò che ha fatto nella vita. Quindi, per conoscere davvero qualcuno bisogna conoscere il suo passato, la storia della sua vita, e tu non conosci la mia, almeno non ancora. La domanda giusta che dovresti farti è: “Cosa mi aspetto di trovare nella storia che sto per leggere?” Ti risponderò nell’unico modo che conosco, in modo chiaro e onesto, perché non mi piace perdere tempo, sono abituato a non sapere mai quanto me ne resterà da vivere. In queste pagine troverai una storia di vita vera! Qui non c'è posto per avventure immaginarie con streghe e maghi, incantesimi e sortilegi, e non c'è nemmeno posto per eroi mitologici dotati di poteri soprannaturali, per vittorie facili e garantite senza anche sconfitte e sofferenze, compreso il concreto rischio di fallire. Ti mostrerò come tutto può cambiare rapidamente nella vita, come quando un uomo di guerra che cerca solo la pace incrocia il cammino di una giovane donna, che lo riporta ad affrontare il suo destino, un’altra volta ancora. Se avrai la curiosità, la perseveranza, la forza di seguirmi, allora ti svelerò il mio mondo, fatto di semplice verità e giustizia, sacrificio, e amore. Ti porterò nella mia sola e unica Patria, Venezia, chiamata la Serenissima, con la sua incommensurabile bellezza, la sua storia millenaria e la sua grande civiltà. Un luogo e una civiltà che lo stesso William Shakespeare ha messo al centro delle sue opere più famose e importanti. Ma Shakespeare non era Veneziano, non era nato in questo Paese come me, non poteva conoscere, capire, vedere ciò che da sempre è davanti ai miei occhi, dentro il mio cuore, nelle mie vene. Ti condurrò in un viaggio attraverso la mia città, per farti conoscere luoghi che oramai non esistono più. Ti parlerò delle sue leggi, dei nostri diritti e doveri, delle nostre abitudini, delle nostre feste e di molto altro ancora. Ti racconterò del nostro popolo, di come si vestiva, di come viveva, del sapore dei cibi che mangiava e del gusto dei vini che beveva. Ti farò conoscere i nostri punti di forza e le nostre debolezze, e ti farò conoscere anche la nostra anima: lo Spirito Veneziano. Ti rivelerò com'era Venezia e la maggior parte dei Veneziani: astuti e intelligenti mercanti, gente industriosa e laboriosa, e sia che fossero stati nobili o popolani, ricchi o poveri, gente di chiesa o miscredenti, uomini o donne, nessuno si tirava mai indietro dal fare una battuta divertente e acuta per suscitare una risata o stuzzicare una risposta. L’umorismo Veneziano era giocoso e spontaneo, insopprimibile quasi fosse una necessità, un bisogno che scaturiva forse dalla mancanza di spazio geografico e fisico della città stessa, e che costringeva gli abitanti a vivere in spazi ristretti, obbligando di fatto i Veneziani ad adottare solo due strategie per poter convivere: ridere e scherzare oppure litigare ed azzuffarsi, e spesso, ma non sempre, sceglievano di ridere e scherzare. Come quella volta in cui un nobile sporgendosi dal terrazzo del suo palazzo, solo per prendersi gioco di un gondoliere fresco di nozze, lasciò cadere un corno di capra nella gondola del giovane per insinuare che, nonostante fosse appena sposato, era già cornuto; il gondoliere, a dispetto della differenza di ceto, raccolse il corno e rivolto al nobile gli disse: “Eccellenza, dovrebbe avere l’accortezza di pettinarsi con maggior gentilezza, o i capelli le cadranno tutti come successo con questo!” Questo è solo uno tra i molteplici esempi di quello spirito più unico che raro che dominava la città di Venezia, che si impossessava di ognuno e permeava ogni cosa, di gran lunga la parte migliore del carattere dei Veneziani, e che se dovessimo racchiudere, comprimere, semplificare in due parole, potremmo senza esitazione chiamarlo per l’appunto Spirito Veneziano: un umorismo vivace e pronto, uno spirito ironico ma mai malevolo, impossibile da reprimere, presente in ogni classe sociale e in ogni ambiente, sia pubblico che privato, talmente potente che possiamo affermare cementato nelle stesse pietre con cui Venezia è costruita. Uno spirito sempre pronto a trovare la sua strada, per emergere anche nei momenti più difficili o addirittura drammatici, come quando il frate Paolo Sarpi, uno dei più grandi Veneziani che siano mai esistiti nella millenaria storia di Venezia, un uomo che il pur grande Galileo Galilei stimava profondamente, rispettava e considerava come un maestro, ai confratelli che lo vegliavano attorno al suo letto di morte disperandosi per l’ormai vicina ed inevitabile dipartita, disse loro: “Vi ho sempre confortato come potevo, ora sarebbe il vostro turno di tenermi allegro!” Anche nel ritmo e nei suoni della vivace parlata si poteva percepire e sentire questo spirito. La lingua Veneziana è come una frizzante musica, a volte mite e dolce, più spesso vivace e simpatica. Ecco che per dire “Sì, Signore - No, Signore” i Veneziani dicevano “Siór sì - Siór nò” con un marcato accento sull'ultima vocale. Se ci si rivolgeva al proprio datore di lavoro, per rispetto, si diceva “Siór Patrón” o “Sióra Patróna”, dove patrón significa ovviamente padrone, ma nello Spirito Veneziano non aveva la stessa importanza, lo stesso peso che in altre lingue. Infatti la parola patrón era anche un saluto: “Patróna” si dicevano le nobildonne quando si incontravano, accompagnando il saluto con una riverenza, e c'era ovviamente rispetto in questo, e a volte anche un tocco di ironia, quasi per prendersi in giro. Un’altra comune forma di saluto era dire a qualcuno s'ciao, abbreviazione di so s’ciao che significa “suo schiavo”, la cui forma ulteriormente abbreviata era CIAO. I figli e le figlie abitualmente si rivolgevano al padre e alla madre dicendo: “Siór Pàre, Sióra Màre.” Nonostante lo Spirito Veneziano impregnasse ogni cosa e ogni aspetto della vita della città, non bisogna dimenticare che Venezia non era solo il luogo del Carnevale e di altri divertimenti, tutt'altro!!! Qui c'era ordine, regole precise e una giustizia efficiente, grande precisione in ogni aspetto della vita sociale come lavorativa. Ognuno aveva la sua parte in questo, si avevano diritti e doveri precisi, si aveva libertà ma entro determinati confini, e chi sbagliava, nobile o popolano, pagava... anche se nulla rimane immutato nella vita e nella storia, e preoccupanti segni di declino e debolezza sociale si stanno facendo strada in ogni ambito della mia amata Venezia. Questo è il mio Paese, il luogo dove sono nato e dove vivo, il mondo che sono pronto a difendere fino alla morte. Questa è la mia Patria e la mia vita, ed è proprio qui che ti porterò, sia fisicamente che mentalmente. Se non hai altre domande e dubbi, allora sali a bordo, è ora di iniziare. Buona fortuna, sia a te, che a me. Capitàn Carena
